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PAROLE PER CRESCERE
NEL TEMPO
MARTINO E LE BIGLIE
Martino è un bambino solo. Nel senso che al suo paese c’è solo un
bambino: lui.
Il paese è piccolo, e per questo i giovani hanno preferito trasferirsi
in città. I suoi genitori sono l’unica coppia giovane.
A loro piace quel posto. A Martino un po’ meno.
Sono tutti vecchi, in questo piccolo paese. Ai vecchi piace il silen-
zio, la pace. Parlano un po’, poi stanno zitti.
E Martino gioca sempre da solo. Uffa!
Fino alla visita dello zio Ettore, il fratello della mamma di Mar-
tino. Lo zio arriva e tira fuori dalla tasca un sacchetto di cuoio.
– Tieni, – dice a Martino – è un gioco di una volta. Ti piacerà.
E poi riparte.
Martino scuote il sacchetto, lo apre: è pieno di palline di vetro, trasparenti, colo-
rate, bianche, nere.
– Sono biglie! – esclama il suo papà. – Io ci giocavo sempre,
da piccolo. Adesso ti spiego come si fa.
In mezz’ora Martino sa tutto su come si gioca a biglie.
Poi il papà torna al lavoro.
Intanto Martino ha pensato che i giardinetti della piazza
sono perfetti per giocare a biglie.
Ecco che le mette in fila, scava una buchetta, prende la
mira e lancia la prima biglia. Buca!
– Buca al primo colpo. Roba da campioni! – dice Bere-
nice, una delle vecchiette del paese. – Da bambina ero
brava, io, a biglie.
Martino le chiede: – Vuoi giocare con me?
Eccoli lì, Martino e Berenice, che giocano. Le altre vec-
chiette si avvicinano curiose, un vecchietto si ferma,
curioso anche lui. Presto ai giardini c’è una piccola fol-
la che fa la fila per giocare a biglie.
Martino sa che è ancora il solo bambino del paese, ma
non è più un bambino solo.
Beatrice Masini, in Ciao Amici
imparIAMO insieme
Le due espressioni evidenziate alla fine del racconto
sembrano uguali ma... non lo sono! Prova a spiegare
la differenza con un compagno.
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