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TUTTI IN CLASSE!
MI CI O LEGGE
MICIO
L'INSEGNANTE
Micio era molto affezionato ad Alessandro, il suo padroncino. Soffriva davvero la
mattina, quando Alessandro andava a scuola. Così, un giorno decise di seguirlo.
Aspettò che il suo padroncino uscisse, poi aprì l’armadio di Alessandro, tirò fuori
un paio di calzoni e una maglietta, e li indossò. Prima di richiudere l’armadio,
infilò un paio di comode pantofole. Si guardò un attimo allo specchio: così
vestito sembrava un bambino anche lui.
Abbastanza soddisfatto, Micio aprì la porta di casa e schizzò via.
Raggiunse la scuola in quattro balzi, sgattaiolò dentro alla classe di Alessandro
e si sedette nell’ultimo banco.
Alessandro era nelle prime file e non si accorse di lui. La bambina del banco
accanto guardò Micio un po’ meravigliata: non aveva mai avuto compagni
con i baffi e le orecchie a punta.
La maestra intanto era entrata e aveva già tirato fuori il registro per fare l’appello.
Quando ebbe chiamato l’ultimo nome, si accorse che c’era un bambino che
non si era ancora alzato in piedi a dire «presente».
– Senti, bambino là in fondo, tu chi sei?
– Miao! – rispose educatamente il gattino, alzandosi.
Alessandro riconobbe il suo micetto e spalancò la bocca stupito.
– Chi è il padrone di questo gattino? – chiese la maestra senza arrabbiarsi.
Alessandro alzò la mano un po’ preoccupato: si aspettava una sgridata.
Ma la maestra disse solo: – Siediti vicino a lui, Alessandro. Per oggi può restare,
ma domani ti dovrà aspettare a casa.
Alessandro cambiò banco tutto contento, poi la maestra si mise a fare lezione
come se niente fosse: in tanti anni di scuola i bambini le avevano portato
in classe lucertole, rane, ragni, tartarughe, maggiolini, criceti e topolini. Un
micetto non poteva meravigliarla davvero, anche se era vestito da bambino.
Stefano Bordiglioni, Omero e l’Acchiappastorie, Einaudi Ragazzi
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