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LA MIA  PROVA










                   9        L’apparizione era quattro o cinque volte più grande del Cane ed era immobi-
                  10        le. Anche il Cane stava fermo, con il pelo ritto, e ringhiava, pronto a vendere
                  11        cara la pelle. Ora si ricordava di aver già visto qualcosa del genere. Un gior-

                  12        no Mela, con un libro aperto sulle ginocchia, gli aveva mostrato una figura:
                  13        – Guarda un po’: è una iena. È orribile, no? – aveva detto con ammirazione.
                  14        La figura era davvero impressionante, ma certo meno nella pagina che non

                  15        lì in piedi, all’improvviso e in piena notte, a Parigi.
                  16        L’apparizione riusciva forse a leggere i pensieri del Cane? Perché scoppiò
                  17        in una risata da brividi e disse: – È vero, non sono molto rassicurante. As-
                  18        somiglio a una iena. Non dire di no, lo so. Del resto, tutti mi chiamano “lo
                  19        Ienoso”. Ma anche tu non sei una gran bellezza, sai?

                  20        Lo Ienoso riprese a ridere, poi smise di colpo. Allora, con una voce molto
                  21        dolce che sembrava provenire da lontano, aggiunse: – E se tu mi raccon-
                  22        tassi che cosa ti succede, invece di tremare come una foglia e sfoggiare i

                  23        tuoi dentini?
                  24        Con grande sforzo, il Cane riuscì a dire: – Mi sono perso.
                  25        – Non più... – ribatté lo Ienoso. – Conosco Parigi come le mie tasche. Dove
                  26        vuoi andare?
                  27        – Io da Parigi voglio andarmene – disse il Cane, stavolta con voce più ferma.

                  28        – Per andare dove? – chiese lo Ienoso, senza staccargli gli occhi di dosso.
                  29        – Non lo so... verso sud – sospirò il Cane, rispondendo allo sguardo scintil-
                  30        lante dell’altro.

                  31        – Capiti bene, io devo andare alla stazione ad aspettare il treno di mezza-
                  32        notte e dodici. Seguimi! – ordinò lo Ienoso.
                  33        Poi, senza aspettare la risposta, fece dietrofront e s’incamminò.
                  34        Il Cane cominciò a seguirlo a distanza, senza fidarsi del tutto. Ogni tanto lo
                  35        Ienoso rovesciava svogliatamente un bidone d’immondizia con un colpo di

                  36        muso e domandava, senza girarsi: – Hai fame?
                  37        Il Cane, a poco a poco, gli si avvicinò e ben presto si ritrovò a camminare
                  38        al suo fianco. Adesso era abbastanza fiero di se stesso, come se avesse

                  39        domato una bestia feroce. Benché lo Ienoso non gli avesse chiesto nulla, il
                  40        Cane si mise a raccontargli la sua storia. Parlava a ruota libera, come fa chi
                  41        non ha nessuno con cui confidarsi e perciò crede di avere molto da dire. Lo
                  42        Ienoso ascoltava aggrottando le sopracciglia nere e lucenti.
                  43        Passando da strade illuminate a viuzze sporche, da viuzze sporche a pas-

                  44        saggi bui, i due raggiunsero i capannoni della stazione: grandi costruzioni
                  45        nere, gigantesche e silenziose. Il Cane non riusciva a distinguere nulla se


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