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VERIFICA DI CONOSCENZE E COMPETENZE 2 ASCOLTO
Obiettivo
- Ascoltare e comprendere il significato globale di un testo narrativo fantastico letto
dall’insegnante e individuarne alcuni elementi tipici: personaggi, tempo, durata, luogo, finale.
LE ORECCHIE DEL PRINCIPE
Nacque un giorno un principino. Tutte le fate furono invitate a palazzo, ma per
sbaglio non fu invitata la fata Barbussa.
– Ah, è così? – disse Barbussa, che quando era arrabbiata si trasformava in strega.
– Farò un bel dispetto al nuovo principino!
Da quel momento, le orecchie del piccolo iniziarono a crescere. All’inizio nessuno
se ne accorse: ma presto furono grandi come piattini da caffè, e nessuno poteva
far finta di non vederle. Il peggio era che con quelle orecchie al principino comin-
ciarono a dar fastidio i rumori. Ogni volta che nel palazzo cadeva una pentola, lui
si metteva a strillare. Ogni volta che suonava una campana, figuratevi!
Il tempo passava, il principino cresceva, e le sue orecchie ancora di più: presto
furono grandi come piattini da tè. E ormai, nel palazzo reale tutti parlavano a
bassa voce, tutti calzavano pantofole di panno, nessuna guardia batteva i tacchi,
nessun soldato si allenava con la spada, e accanto a ogni porta c’era un valletto
incaricato di non farla sbattere per nessuna ragione. Ma passavano rondini in cielo,
ma scoppiavano temporali, ma abbaiavano cani in campagna: e allora erano strilli!
Passò altro tempo: la stregoneria di Barbussa continuava. Le orecchie del principino,
ormai ragazzetto, erano grandi come piatti da frutta. Nel regno non si potevano
fare né feste, né scoppi, né cori, né fuochi d’artificio, né fiere.
Chi veniva trovato in possesso di uno strumento musicale veniva messo in prigio-
ne. Chi gridava per strada veniva bastonato: e non poteva nemmeno gridare “Ahi!”.
Quando le orecchie del principe, ormai giovanotto, divennero grandi come piatti da
minestra, furono persino proibiti i baci con lo schiocco, le risate, le ninnenanne, le
serenate. Dappertutto c’era un silenzio triste e impaurito.
Un mattino, la fata Barbussa si svegliò e si accorse che il silenzio era ancora più
profondo. Che cos’era successo? Era successo che il principe era diventato re.
Poiché aveva le orecchie come piatti da insalata, aveva dato ordine di far tacere
anche gli uccellini. Migliaia di spaventapasseri erano stati messi nelle campagne,
e nessun uccello volava più nel cielo di quella terra. Il cielo era deserto, muto.
– Beh, ora basta! – esclamò Barbussa, e schioccò le dita: ma piano, per non dare
fastidio al re. Ed ecco, le orecchie del re diventarono piccole come piattini di
bambole: e presto in tutto il regno ricominciarono voci, risate, canti, squilli, strilli,
serenate, musiche, cantate, baci, botti e scoppi. I mille spaventapasseri furono
bruciati, e il cielo tornò a riempirsi di uccelli. Persino i pesci, che di solito sono
silenziosi, sussurravano fra loro nel fruscio del fiume.
Roberto Piumini, C’era una volta, ascolta, Einaudi Ragazzi
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