Page 20 - GIRO DEL MONDO IN TANTE STORIE
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Che strano, nevica!
               Che nevichi a Gerusalemme è
               un evento piuttosto eccezionale,
               ma possibile. Succede quando
               una “sacca” di gelo artico
               scende attraverso l’Europa
               dell’Est e si verificano condizioni
               meteorologiche per cui viene poi
               “risucchiata” sopra il Medio Oriente.
               Allora gli abitanti, un po’ stupiti,      il rischio che venisse a mancare anche l’acqua, c’era da tenere
               ammirano gli olivi e le palme tutti       d’occhio la piccola Siamina, che era terrorizzata. Lei da Tel
               imbiancati.                               Aviv non aveva nessuna voglia di andarsene, perciò l’avevano
                                                         rinchiusa in una cesta chiusa da un coperchio.

                                                         Erano arrivati a Gerusalemme nel bel mezzo della tempesta
                                                         di neve. A un certo punto la cesta era caduta dal tavolo e si
                                                         era aperta. Siamina era schizzata fuori, si era catapultata giù
                                                         per le scale ed era scappata via. Non si immaginava di essere
                                                         tanto lontana dalla sua vecchia casa. Era convinta che una
                                                         breve corsa l’avrebbe riportata dove voleva. I due bambini
                                                         l’avevano inseguita, ma era troppo tardi: della piccola Siamina
                                                         non c’era traccia.
                                                         Quella notte accadde un’altra cosa molto importante per il
                                                         nostro racconto. Nella valle ai piedi del quartiere Yemin Moshe
               Un nome nuovo
               L’autore, Uri Orlev, da bambino si        c’è una casetta in pietra, come la maggior parte delle case di
               chiamava Jerzy Henryk Orlowski e          Gerusalemme, circondata da baracche e strane costruzioni. Si
               viveva a Varsavia, in Polonia, dove       tratta di un ricovero per cani abbandonati. Quella notte anche
               era nato nel 1931. Quando la sua          il rifugio era coperto da una fitta coltre bianca.
               città venne occupata dai nazisti,         D’un tratto si sentì uno schianto: una recinzione di legno non
               con la madre e il fratello Kazik fu       aveva resistito al peso della neve e si era fracassata. Da un
               costretto a vivere nel ghetto, un         varco spuntò un peloso musino arruffato, con un bottoncino
               quartiere in cui potevano stare solo      nero di naso. Con un balzo la spelacchiata pallina di lana
               gli ebrei come loro.
               In seguito si trasferirono in Israele,    ruzzolò fuori e si dileguò nella neve. I cani di quel tipo io
               dove Orlev vive ancora oggi.              di solito li chiamo con un nomignolo forse discutibile, ma
                                                         di certo affettuoso: cani straccio. Questo, in particolare, lo
                                                         chiamerò semplicemente Straccetto.
                                                         Non so dove Straccetto abbia trascorso la notte, ma la mattina
                                                         dopo era accanto al cassonetto della spazzatura dove i gatti
                                                         del quartiere andavano a procurarsi il cibo.
                                                         Straccetto aveva una fame nera. Sete invece no, perché aveva
                                                         scoperto che poteva leccare la neve. Se ne stava a guardare con
                                                         invidia i gatti che si arrampicavano facilmente, agili, aggraziati
                                                         come atleti provetti. Bastava un saltino, e il gatto era lassù.

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