Page 64 - Letture 3
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                               C ERA UNA VOLTA...


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                                                                                      L'INSEGNANTE
                                             C
                                         C
                                     E
                                                      I
                                                 H
                   LE ORECCHIE DEL PRINCIPE
                   L
                                                                                  IN
                                                                              R
                                                                     L P
                                                                                         CIP
                                                                 E
                                 R
                       E O
                                                                                                   E
                                                        E D
               Nacque un giorno un principino, e le fate furono invitate: ma per sbaglio
               non fu invitata la fata Barbussa.
               – Ah, è così? – disse Barbussa, che quando era arrabbiata si trasformava
               in strega. – Farò un bel dispetto al nuovo principino!
               Da quel momento, le orecchie del piccolo cominciarono a crescere. All’inizio
               nessuno se ne accorse: ma presto furono grandi come piattini da caffè, e
               nessuno poteva far finta di non vederle. Il peggio era che con quelle orecchie,
               al principino cominciarono a dar fastidio i rumori. Ogni volta che nel palazzo
               cadeva una pentola, lui si metteva a strillare. Ogni volta che nella stalla
               un cavallo nitriva, lui si metteva a strillare. Ogni volta che suonava una
               campana... figuratevi!
               Il tempo passava, il principino cresceva, e le sue orecchie ancora di più: presto
               furono grandi come piattini da tè. E ormai, nel palazzo reale tutti parlavano
               a bassa voce, tutti calzavano pantofole di feltro, nessuna guardia batteva
               i tacchi e ad ogni porta c’era un valletto incaricato di non farla sbattere per
               nessuna ragione. Ma passavano rondini in cielo, ma scoppiavano temporali,
               ma abbaiavano cani in campagna: e allora erano strilli.
               Passò altro tempo: la stregoneria di Barbussa continuava. Le orecchie del
               principino, ormai ragazzetto, erano grandi come piatti da frutta. Nel regno
               non si potevano fare né feste, né scoppi, né cori, né fuochi d’artificio, né fiere.
               Chi veniva trovato in possesso di uno strumento musicale veniva messo
               in prigione. Chi gridava per strada veniva bastonato: e non poteva nemmeno
               gridare «ahi». Quando le orecchie del principe, che ormai era giovanotto, furono
               grandi come piatti da minestra, furono persino proibiti i baci con lo schiocco,
               le risate, le ninne nanne, le serenate.
               Un mattino, la fata Barbussa si svegliò e si accorse che il silenzio era ancora più
               profondo. Che cos’era successo? Era successo che il principe era diventato re.
               Poiché aveva le orecchie come piatti da insalata, aveva dato ordine di far tacere
               anche gli uccellini. Migliaia di spaventapasseri erano stati messi nelle campagne,
               e nessun uccello volava più nel cielo di quella terra. Il cielo era deserto, muto.
               – Beh, ora basta! – disse Barbussa, e schioccò le dita: ma piano, per non dare
               fastidio al re. Ed ecco, le orecchie del re diventarono piccole come piattini di
               bambole: e presto in tutto il regno ricominciarono voci, risate, canti, squilli, strilli,
               serenate, musiche, baci, botti e scoppi. I mille spaventapasseri furono bruciati,
               e il cielo tornò a riempirsi di uccelli. Persino i pesci, che di solito sono silenziosi,
               sussurravano fra loro nel fruscio del fiume.

               Roberto Piumini, C’era una volta, ascolta, Einaudi Ragazzi

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