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Storie d’autunno
                                   Storie d’autunno






                           Deserto... di stagione!



                           Oggi siamo andati a passeggio nella campagna dietro alla scuola. Abbiamo preso
                           una stradina che passa vicino a un canale e ci siamo messi a osservare la natura e le
                           altre cose. Il maestro ci ha detto che dovevamo notare tutto ciò che ci colpiva e che
                           ci incuriosiva. Dovevamo ricordare come erano gli alberi, la terra, i fiori e tutto il resto
                           perché poi, con il cambio delle stagioni, sarebbe cambiato tutto.
                           Dico la verità: questa cosa di “notare” anche le cose più strane non è che noi bambini
                           la facciamo sempre, così ci siamo impegnati anche troppo. Gabriele, per esempio,
                           ha trovato un’impronta nel terreno e voleva assolutamente sapere se era un’impronta
                           di iena; Giacomo pretendeva di scendere nel canale a tirare su un po’ di melma e
                           di alghe per motivi scientifici...
                           A parte qualche piccolo particolare, credo però che la passeggiata scientifica sia venuta
                           bene: per esempio, abbiamo notato che ci sono alberi che in questo momento perdono
                           tutte le foglie e altri che invece se le conservano per tutto l’anno. Questi si chiamano

                           “sempreverdi” e il maestro ci ha pure spiegato perché succede, ma non l’ho tanto capito...
                           Comunque ho fatto la faccia intelligente, perché se il capitano si accorge che non ci
                           arrivi subito, poi dice cose come: «Federico, stamattina sei sveglio come
                           un ghiro in letargo!».
                           A un certo punto mi sono accorto che camminavamo
                           vicino a un campo enorme e tutto vuoto.
                           – Guardate, il deserto! – ho detto io, tutto entusiasta.
                           Era un campo che scendeva con una gobba
                           gigantesca fino al fiume e faceva proprio
                           pensare alle dune del deserto. Ci mancavano
                           solo un paio di cammelli!
                           Marco si è messo a ridere a crepapelle:
                           – Ma che deserto, Federico? Questo è il
                           campo di Fiorini, il contadino che abita lì.
                           Qui ci ha appena seminato il grano e le
                           piantine devono ancora nascere.






                          V
                            UOL
                                       ?
                                  DIRE
               Che cosa VUOL DIRE?
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