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LEGGERE E CAPIRE... IL RACCONTO STORICO
                     GAIO OTTAVIANO
                     GAIO OTTAVIANO





            1   Leggi il racconto in modo espressivo, prestando
                attenzione alla punteggiatura e al discorso diretto.
                – Che cosa vuoi? – chiese l’uomo di guardia all’entrata.
                Un ragazzo magro, di statura media, gli era comparso da-
                vanti all’improvviso.
                – Sono Gaio Ottaviano... – rispose guardandolo dritto negli
                occhi. – Mio zio ha detto di venire da lui oggi.
                – Tuo zio? – si meravigliò l’uomo, grattandosi la testa. – Tuo
                zio è il grande Giulio Cesare?
                Il ragazzo annuì. L’uomo rimase a osservarlo ancora per qualche istante.
                – Ora vediamo, tu aspetta qui, ma se è uno scherzo, giuro che torno e te ne faccio pentire!
                Era mattino presto e nella casa regnava un grande silenzio. L’abitazione di Giulio Cesare era si-
                tuata lungo la prestigiosa Via Sacra, la strada più importante dell’antica Roma dove abitavano le
                persone più in vista della città. Vi erano negozi e templi dedicati alle maggiori divinità e nelle
                occasioni solenni vi passavano i carri dei vincitori delle battaglie.
                Ottaviano aspettava, con la schiena appoggiata alla parete, lo sguardo a terra; era triste perché
                sua nonna Giulia era morta da poco. Era affezionato alla nonna: con lei aveva vissuto negli ultimi
                anni perché suo padre era morto quando lui era bambino e la mamma si era risposata con un
                uomo che il ragazzo non sopportava.
                L’uomo di guardia tornò: – Cesare ti attende nel tablinum, da quella parte... – disse indicando un
                passaggio oltre l’atrio.
                Il tablinum era lo studio dove Giulio Cesare riceveva gli ospiti.
                – Permesso? – chiese Ottaviano.
                – Avanti! – rispose una voce asciutta e severa.
                Ottaviano entrò in una grande stanza, ricca di oggetti preziosi, candelabri e statue di divinità.
                Giulio Cesare, avvolto in una tonaca blu, era in piedi vicino alla parete. La luce del primo mattino gli
                illuminava il viso dominato da occhi neri e vivaci e da una fronte ampia a causa dei pochi capelli.
                Aveva il volto segnato dagli anni e il portamento fiero di chi è abituato a comandare.
                Ottaviano si sentiva in soggezione di fronte al famoso zio che entro pochi giorni sarebbe stato
                dichiarato Dittatore, Comandante delle Forze Armate, Unico Capo dello Stato Romano.
                – Mi avevi detto di venire... – mormorò il ragazzo.
                – Sei venuto – disse Cesare sciogliendosi in un sorriso e allargando le braccia per accoglierlo.
                                                   – Abbracciami, nipote mio.
                                                   Zio e nipote passarono la giornata insieme. Cesare gli parlò del-
                                                   l’orazione funebre da tenere per la nonna Giulia, lo rese partecipe
                                                   della situazione a Roma, delle sue prossime iniziative di governo.
                                                   Sul finire della giornata, Cesare gli disse: – È arrivato il momento
                                                   di dirti quali piani ho per te.
                                                   – Lo so, zio – rispose il ragazzo. – Devo leggere l’orazione per i
                                                   funerali della nonna Giulia.
                                                   Cesare scrollò il capo e rispose: – Sì, ma non solo, ho intenzione
                                                   di adottarti, di prenderti come figlio.



                               Leggere e comprendere un racconto storico; rispondere a quesiti con risposta
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