Page 102 - missione italiano potenziare
P. 102

LEGGERE, CAPIRE E DESCRIVERE
                “LO VEDI CHE SEI UNO SFATICATO?”
                 “LO VEDI CHE SEI UNO SFATICATO?”





                                                             1   Leggi il racconto in modo espressivo,
                                                                prestando attenzione alle parti descrittive.
                                                                Tutti gli dicevano sempre che era uno sfaticato, spe-
                                                                cialmente sua madre. Discutevano tutti i giorni all’ora
                                                                di pranzo perché, quando la madre gli chiedeva di
                                                                apparecchiare la tavola, lui rispondeva che era im-
                                                                pegnato e non poteva darle retta.
                                                                Per questo lei si arrabbiava ed esclamava: – Lo vedi
                                                                che ho ragione, che sei uno sfaticato?
                                                                La verità era che lui non ce la faceva più ad appa-
                                                                recchiare la tavola. Lo aveva fatto tutti giorni, per
                                                                lungo tempo, con la cura e i criteri che gli aveva
                                                                insegnato proprio sua madre.
                Toglieva il vaso e il centrotavola, li metteva sul ripiano del mobile. Dal primo cassetto dello stes-
                so mobile prendeva la tovaglia e con un gesto ampio la faceva volare, fino a quando si posava
                morbidamente sul ripiano. Poi la sistemava negli angoli per ottenere la stessa lunghezza su ogni
                lato. Con le mani premeva forte sulle pieghe, cercando di stirarle il più possibile.
                Poi metteva i piatti e i bicchieri: quello per l’acqua vicino al piatto, verso il centro della tavola,
                e quello più piccolo per il vino alla destra dell’altro, solo per i genitori; alla sinistra del piatto
                sistemava due forchette e un cucchiaio se era il giorno di minestra.
                Il coltello andava alla destra del piatto, sopra il tovagliolo piegato con cura a forma di triangolo.
                Quindi tagliava il pane a fette sottili e lo metteva in
                un cestino di vimini, ricoperto da un tovagliolo di
                carta. Posava il cestino al centro della tavola e vicino
                metteva la bottiglia dell’acqua e la bottiglia del vino.
                Infine metteva un aggeggio di vetro con olio, aceto,
                sale e pepe in un angolo vuoto.
                Era bella la tavola apparecchiata in quel modo.
                Non appena aveva finito, la madre diceva: – A tavola!
                Il padre e i fratelli si precipitavano rumorosamente
                sulle sedie, spiegavano i tovaglioli facendo saltare
                il coltello (ogni volta, mai nessuno che togliesse
                il coltello prima di prendere il tovagliolo sotto)
                riempivano i bicchieri fino all’orlo facendo cadere
                chiazze d’acqua. E non rimettevano le bottiglie
                nel posto dove si era formato il cerchio segnato
                dal fondo.
                Poi increspavano la tovaglia.
                E pure la madre ci si metteva: portava la pentola
                a tavola, facendo spostare un piatto, il cestino del
                pane, la bottiglia del vino mentre esclamava: – Fate
                spazio, fate spazio!



                                 Leggere, comprendere e produrre un testo descrittivo; rispondere a quesiti
        100                                con risposta a scelta multipla e a domande aperte.
   97   98   99   100   101   102   103   104   105   106   107