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LEGGERE, CAPIRE, raccontare e descrivere
GIÒ PIEDENERO
GIÒ PIEDENERO
1 Leggi il racconto in modo espressivo: nella parte dialogata,
cerca di dare un’intonazione diversa alla voce di ciascun
personaggio.
Nei pressi della fattoria dove abitava Giò Piedenero c’era una
macchia di vecchi alberi così fitti e folti che per farsi strada là in
mezzo ci voleva la lanterna anche di giorno. Correva voce che in
quel luogo si radunassero gli elfi: nelle notti in cui le porte fra i
due mondi restano spalancate, gli abitanti del mondo sotterraneo
pare venissero a far festa e, magari, a rapire qualcuno.
Quella notte Giò sgusciò fuori dal letto, deciso ad andare in quel
bosco per vedere se per caso incontrava un elfo.
La sera era così fredda che i cani si guardarono bene dall’andargli
dietro, ma si limitarono a guaire un paio di volte e tornare a cuccia.
Mentre percorreva il sentiero che conduceva al bosco, a Giò parve
di udire un bisbiglio, ma decise che doveva essere la sua imma-
ginazione e tirò avanti.
A un certo punto udì distintamente un tintinnare di tante campanelle che suonavano insieme, un
suono dolce che riempiva la notte.
Ed ecco apparirgli davanti agli occhi un’intera frotta di elfi, vestiti con gli abiti più strani e sontuosi,
intenti in ogni sorta di giochi e capriole. Erano proprio come Giò li aveva sentiti descrivere, alti
circa trenta centimetri, ognuno con il suo berrettuccio verde sul capo, ornato di piume vistose. E
che maniere sfacciate! C’era chi ballava, chi brindava con calici di cristallo alti quanto un ditale,
chi giocava a rincorrersi tra gli alberi con grandissimo strepito e trambusto. Il bosco poi era tutto
illuminato da minuscole candele d’oro e persino la muffa sulle foglie scintillava tanto che era uno
splendore a vedersi.
Un po’ incerto, Giò decise di tornare indietro, ma il capitano degli elfi gli si parò davanti all’im-
provviso e, dandogli un colpetto sulle ginocchia, disse: – Salve, Giò Piedenero!
– Salve! – rispose Giò. Sorrideva facendo finta di non essere spaventato, anche se aveva le gambe
molli e un respiro che pareva un fischietto, tanto era affannoso.
– Ti andrebbe di partecipare a una cavalcata? – chiese l’elfo.
– Mi spiace, non posso... – rispose Giò, sempre facendo finta di nulla.
– Oh, ha la puzza sotto il naso, il signorino... – strillò un altro elfo digrignando i denti.
Giò sentì varie voci dire che s’era fatto tardi ed era ora di andare.
Udì in lontananza uno scalpitio da far tremare il bosco e all’improvviso, fra gli alberi, sbucò un’in-
tera mandria di cavalli, tutti neri come il carbone, con sella e finimenti d’argento. Appena arrivati,
i cavalli si sdraiarono in terra perché gli elfi montassero in groppa.
Giò ebbe appena il tempo di accorgersi di essere in groppa a uno dei cavalli e di avere le redini in
mano. Al suo fianco cavalcava un elfo burlone che, mentre partivano al galoppo, strillò: – Pronti, via!
Un istante dopo Giò realizzò che stava volando circondato da una nuvola di cavalli, a una velocità
tale che non osava guardare giù...
Edna O’Brien, Elfi e draghi. Racconti irlandesi, Einaudi Ragazzi
Leggere e comprendere un racconto fantastico considerando la descrizione in funzione della narrazione;
102 rispondere a quesiti con risposta a scelta multipla; produrre un testo descrittivo.