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ITALIANO GRAMMATICA
La grammatica valenziale
Maria Cristina Peccianti
Perché proporre il modello valenziale
Uno dei punti più critici della descrizione grammaticale tradizionale è senza dubbio quello
della definizione di frase minima come frase composta da soggetto e predicato, proposta
generalmente dalle grammatiche scolastiche e insegnata agli alunni a livello di definizione.
A una riflessione attenta appare infatti evidente che tale definizione non si adatta sempre al
concetto di frase, che tutti i parlanti possiedono fin da bambini, sia pure a livello inconscio.
Secondo questo concetto condiviso, la frase non è altro che una sequenza di parole che
abbia un significato riconoscibile, o abbia “senso compiuto”, come recitano tante gramma-
tiche scolastiche. Ma basta ad esempio considerare frasi come Carlo sbadiglia; Carlo cammi-
na; Carlo abita; Carlo possiede, tutte composte da soggetto e predicato, per vedere che le
ultime due non hanno significato in quanto sono palesemente incomplete, e lo vedrebbero
sicuramente anche i bambini già a 7-8 anni, dicendo magari che non sono frasi.
Allora, anziché adottare l’abituale modello de-
scrittivo, è forse meglio fare ricorso a un mo-
dello che riesca a dare un’interpretazione più
efficace della struttura frasale, come il model-
lo valenziale, che è anche semplice e intuitivo,
e si presta ad essere proposto alla riflessione
dei bambini.
Che cos’è il modello valenziale
Il modello valenziale non è un modo diverso di interpretare tutti gli ambiti grammaticali, ma
riguarda essenzialmente la sintassi, né è una novità degli anni più recenti, visto che è stato
elaborato dal linguista francese Lucien Tesnière attorno al 1950, anche se la sua opera fon-
damentale è stata tradotta in italiano solo nel 2001.
Anche in Italia, dagli anni 2000, il modello è stato comunque proposto e sperimentato, con
successo, in scuole di ogni ordine e grado, non esclusa la primaria, e oggi l’interesse degli
insegnanti e la letteratura sull’argomento sono molto ampi.
Il modello valenziale propone una diversa rappresentazione della frase, secondo la quale
essa si costruisce intorno al verbo, ed è il verbo, nella sua funzione sintattica di predicato,
che “comanda” e stabilisce quanti e quali elementi gli sono necessari per dare senso alla
scena che ognuno rappresenta.
Non c’è dunque un’unica struttura valida per tutte le frasi della lingua, perché i verbi/predi-
cati non hanno tutti necessariamente bisogno degli stessi elementi e degli stessi rapporti di
relazione con essi, per rappresentare la propria scena.
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