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LEGGERE, CAPIRE E DESCRIVERE
                    DOPO IL TEMPORALE
                    DOPO IL TEMPORALE





            1 	Leggi il	racconto	con	la	giusta	intonazione.

                Quel giorno (un giorno di duecento anni fa!) c’era stato un
                gran temporale. Nel rimbombo dei tuoni, aveva piovuto a
                dirotto tutta la mattina. Le strade, prima polverose, si erano
                riempite di fango, e i sentieri si erano trasformati in ruscelli.
                Ancora pioveva e il sole, però, era già ricomparso tra le nubi.

                Ora l’aria era pulita, fresca. Tutto sembrava nuovo: i campi verdi, gli alberi gocciolanti di acqua,
                i tetti rossi del villaggio, il campanile della chiesa. Nelle strade, grandi pozzanghere brillavano
                come specchi. I rumori si sentivano forti: porte che si aprivano, abbaiare di cani, ragliare di
                asini, cantare di galli, voci di uomini. Passato il temporale, ricominciava tutto.
                Guglielmo era uscito dalla capanna dove abitava, sulla collina; restò a guardare il villaggio e
                la campagna, che gli sembrarono più belli di prima, sotto quel cielo così azzurro e limpido:
                “Ogni tanto” pensò “un temporale ci vuole.”.
                Si voltò e disse: ‒ Su, vieni Friz, è passato.
                Il cagnolino dal muso bianco e nero lo guardò dalla soglia, senza muoversi.
                ‒ E va bene, se vuoi restare, resta. Io devo andare, sono già in ritardo.
                Con tutta la pioggia che era venuta, ci sarebbe stato più lavoro: più c’è acqua, più il ruscello
                corre; più corre il ruscello, più veloce va la ruota del mulino e più le mole del mulino macina-
                no. Si sarebbero dovuti portare più sacchi di grano. Guglielmo sorrise, pensando che, a sera,
                lui e padron Pietro, il mugnaio, sarebbero stati bianchi di farina, dalla testa ai piedi. La loro
                farina riforniva tutti gli abitanti del villaggio e dei paesi vicini. Guglielmo conosceva il profu-
                mo delicato del pane preparato con quella farina. E il sapore di grano che si sentiva al primo
                morso. Era orgoglioso di quel profumo e di quel sapore.
                Alla fine, Friz si decise e lo raggiunse di corsa, scodinzolando e fingendo allegramente di

                mordergli le gambe; Guglielmo lo accarezzò dolcemente sul muso, sentendo il pelo morbido
                e ancora umido di pioggia.
                                                                         Mino Milani, Guglielmo e la moneta d’oro , Piemme Junior

                                                               dato        dato         dato           dato        dato
            2 	Classifica	                                    visivo     uditivo      olfattivo     gustativo      tattile
           	   indicando
           	   con	una	7	      rimbombo	di	tuoni
           	   ogni	dato       aria	pulita
               sensoriale.
                               tetti	rossi
                               ragliare	di	asini

                               profumo	delicato

                               sapore	di	grano

                               pelo	morbido	e	umido


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