Page 54 - Guida al testo_IL LIBROAGENDA 4
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IMPARARE FACILE
Ho fatto gol!, pagine 52 e 53
Interventi di semplificazione sul TESTO ORIGINALE
Mi sono allenato per tre mesi, un’ora tutti i pomeriggi. Mi sono spellato cinque volte
le ginocchia, ho sfondato due paia di scarpette da tennis, ho saltato quattro volte
il budino perché non facevo in tempo a mangiarlo e ho strappato due magliette
nuove di zecca.
In compenso, mi sembra di essere cresciuto di qualche centimetro e i polpacci mi sono
diventati più grossi; insomma, sono un terzino e domani gioco per la prima volta in
una partita ufficiale della nostra squadra di calcio.
Mi sono fatto disegnare il numero “3” sulla maglietta e comprare un paio di calzettoni
rossi e bianchi.
Prima di andare a letto papà ha detto che voleva venirmi a vedere, ma gliel’ho proibito.
Non posso mica rischiare di ritrovarmi sul campo tutta la famiglia!
Questa notte ho avuto degli incubi: ho sognato che Gigi mi inseguiva con un pallone
e che il pallone diventava sempre più grande, come una valanga. Poi mi sono alzato
dieci volte a fare pipì e alla fine la mamma mi ha portato una tazzona di camomilla e
mi ha costretto a berla. Non avrei mai creduto che una partita di calcio sarebbe stata
una faccenda così grossa per me. Come farò quando andrò alle medie?
La partita è finita 3 a 2. Non so come, ma un gol l’ho fatto io. Sembra impossibile, ma
l’ho fatto proprio io. Mi sono trovato il pallone tra i piedi, ho saltato l’avversario, sono
andato in porta e ho tirato.
Ho sentito un grido fortissimo: – Goool!!! – e tutti mi sono saltati addosso. Gigi mi ha
abbracciato e gli altri mi hanno sollevato in alto, come in trionfo.
A pochi minuti dalla fine un avversario mi ha fatto lo sgambetto e sono caduto a terra.
Ho battuto il naso e mi è uscito un po’ di sangue.
– Rigore! Rigore!
Io sono andato in panchina con la faccia nel fazzoletto, ma non mi importava niente:
l’importante è che abbiamo battuto il rigore e fatto il terzo gol, quello vincente!
Che giornata! Quando siamo usciti dal campetto, Gigi mi teneva la mano sulla spalla;
siamo passati vicino ad alcune persone e tutte ci hanno fatto i complimenti.
Allora ho pensato che potevo fare venire papà e che per lui sarebbe stata una grande
soddisfazione.
Quando sono arrivato a casa, non ho trovato nessuno e sono salito in camera a
cambiarmi: sul letto c’era una busta bianca con sopra scritto “Per Adalberto, il nostro
campione”. Dentro ho trovato una fotografia di me sul campo, portato in trionfo
dai compagni.
Angela Nanetti, Le memorie di Adalberto, Einaudi Ragazzi
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