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ITALIANO
E Giovannino, umiliatissimo, fu costretto ad abbandonare il Paese senza punta. Ma ancora
oggi sogna di poterci tornare, per viverci nel più gentile dei modi, in una bella casetta col
tetto senza punta.
Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi
Viaggio tra i fiordi, pagine 130 e 131
A meno che non abbiate fatto l’esperienza di un viaggio nei fiordi di Oslo in una bella
giornata estiva, non potete immaginare cosa sia. È impossibile descrivere la sensazione di
assoluta pace e bellezza che vi invade.
Il battello procede zigzagando fra innumerevoli, minuscoli isolotti: su alcuni s’innalzano
casette di legno dipinte a colori vivaci; altri sono nude rocce, così lisce e levigate che ci si
può stendere sopra in costume da bagno senza bisogno di un asciugamano.
Non esistono spiagge di sabbia nel fiordo: le rocce scendono a perpendicolo nell’acqua,
subito profonda. Il risultato è che tutti i bambini norvegesi imparano a nuotare fin da
piccolissimi, perché se non sanno nuotare è difficile che trovino un posto per bagnarsi.
Talvolta, quando il nostro battellino scivolava tra due isolotti, il canale era così stretto
che potevamo sfiorare le rocce da tutti e due i lati. Incrociavamo barche e canoe cariche
di bambini coi capelli color del lino e la pelle dorata dal sole e ci sbracciavamo a salutarli
mentre le loro minuscole imbarcazioni ondeggiavano nella scia che ci lasciavamo alle
spalle. Nel tardo pomeriggio sbarcavamo sull’isola di Tjøme, dove la mamma ci conduceva
ogni estate.
Per noi era il luogo più meraviglioso della Terra. A circa duecento metri dall’attracco, in
fondo a uno stretto viottolo polveroso, sorgeva un semplice alberghetto di legno dipinto
di bianco. Era tenuto da una coppia di anziani, di cui ricordo perfettamente i volti, che ci
accoglievano ogni anno come vecchi amici. Le pareti, il soffitto e il pavimento delle nostre
camere erano di semplici assi di pino non verniciate. In ogni stanza c’erano un catino e
una brocca d’acqua fredda. Tutto questo ci pareva stupendo.
Roald Dahl, Boy, Salani Editore
Voglio una scuola..., pagine 152 e 153
Voglio una scuola che parla ai bambini
come la rondine ai rondinini
che insegna a volare aprendo le ali
e sa che i voli non sono mai uguali.
Voglio una scuola che scavalca muretti
e accoglie disegni che non sono perfetti
che guarda avanti e traccia sentieri
senza scordarsi di quelli di ieri.
Janna Carioli, Poesie a righe e quadretti, Giunti Junior
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